«Il sillogismo è un discorso nel quale,
posti alcuni oggetti, per il solo fatto che essi sussistono
ne risulta necessariamente qualcosa di diverso […]
ogni dimostrazione si svilupperà
attraverso tre enunciati, e non più di tre.»
Aristotele, Analitici primi, 24b, 41b

Nell’insegnamento del Buddha (il ‘risvegliato’) trova ampio posto il perseguimento metodico d’una conoscenza incontrovertibile del mondo fenomenico – tanto quello interno che quello esterno all’uomo – non basata su mero fideismo bensì principalmente sul ragionamento. A introduzione di questa tesi pubblichiamo la traduzione in lingua italiana di due brevi testi poco conosciuti di logica buddhistica prodotti nel contesto del mahayana indiano e preservati nel Canone tibetano.
In sanscrito il termine ‘logica’ viene espresso con il lemma anvikshiki o tarka; per tarkashastra si designano i trattati filosofici incentrati sulla logica o il ragionamento. In tibetano il medesimo termine viene espresso con il lemma rTog Ghe, mentre rTog Ghe Ba è talvolta usato per indicare una persona che fa un eccessivo affidamento sulla logica, dunque – in questo senso – un dialettico intellettualista e dogmatico.
Da notare infine che le scuole materialistiche indiane o lokayata (neganti fra altro la rinascita vita dopo vita) criticano la validità del ragionamento inferenziale posto tra i principali corredi di quanto verrà qui esposto.

M.S. Chandra Vidyabhushana
Nyaya Pravesha
or the earliest work extant on buddhist logic”
in: Journal of Asiatic Society of Bengal
Journal and Procedings – new series, vol. III, Calcutta, 1907

Dignaga (tib.: PHyogs gLang, pron.: Cholan) vissuto tra il IV ed il V secolo E.C., discepolo di Vasubandu, scrive il Nyaya Pravesha (tib.: TSHad Ma Rigs Par ‘Jug Pa’i sGo, pron.: tsema rigpar ngiupe go) ovvero “La porta di ingresso alla logica”. L’originale sanscrito è andato perduto, il testo rimane nella traduzione tibetana del Canone alla sezione contenente i Sutra (tib.: mDo, pron.: do).

Il testo inizia con la seguente affermazione:

 “Le dimostrazioni e le refutazioni, insieme ai loro erronei sofismi, esistono per disputare contro altri; la percezione e l’inferenza insieme alla conoscenza dei rispettivi errori valgono invece per la nostra comprensione”.

Una dimostrazione viene avanzata per mezzo di:

un soggetto
(chiamato anche termine minore; sanscr.: paksha o dharmin, tib.: PHyogs o CHos can),

un predicato
(chiamato anche termine maggiore; s.: sadhya o dharma, t.: bsGrub Par Bya o CHos),

un ragionamento
(chiamato anche termine medio; s.: linga o hetu, t.: gTan CHigs)

ed esempi
(s.: drshtanta, t.: dPe brJod).

esempio:

Questa collina
(soggetto, termine minore, ‘S’)
è in fiamme
(predicato, termine maggiore, ‘P’)
perché presenta del fumo
(ragionamento, termine medio, ‘R’)
come una cucina
(esempio omogeneo)
 e dissimilmente da un lago
(esempio eterogeneo).

 Il ragionamento per esser valido deve possedere tre caratteristiche:

(1)       deve essere in relazione con il soggetto.
           come nel precedente esempio il fumo (R) è connesso alla collina (S)

(2)       può includersi solo nei casi nei quali si stabilisca omogeneità con il predicato
           come il fumo rispetto ad una cucina che a sua volta è omogenea con qualcosa di infiammato

(3)       deve essere totalmente escluso da quei casi che si provino essere eterogenei dal predicato
            così come il fumo rispetto ad un lago che a sua volta è eterogeneo riguardo a qualcosa di infiammato

le caratteristiche ora menzionate possono riassumersi come segue:

(1) tutto ciò che è S è R
(la collina presenta del fumo)

(2) tutto ciò che è R è P
(il fumo sorge dalle fiamme)

(3) nulla che sia R è non-P
(nessun fumo viene prodotto da fiamme in un lago)

Il soggetto unito al predicato costituisce una proposizione:

questa collina (S) è in fiamme (P)

Una proposizione che sia offerta come prova d’un qualsiasi fatto è una tesi.

Errori nella tesi

o tesi erronee (s.: yakshabhasa, t.: PHyogs lTar sNang)

 1 –        tesi che sia inconsistente con o contraddica la percezione,
             es.: il suono è inaudibile

 2 –        tesi che contraddica l’inferenza,
es.: un vaso è permanente

3 –        tesi che contraddica quanto universalmente riconosciuto dal senso comune,
es.: la testa di un uomo è pura in quanto è il membro di un essere animato

4 –        tesi che contraddica la propria o l’altrui fede o dottrina,
es.:  i vaisheshika affermano che il suono è eterno
            (tale scuola non avanza una simile affermazione)

5 –        tesi che sia in contraddizione esplicita col proprio stato o condizione,
es.: mia madre è sterile

6 –        tesi che contenga un soggetto non ben compreso dall’interlocutore,
es.: un esponente buddhista che, rivolto ad un esponente samkhya, affermi che il suono è impermanente

7 –        tesi che contenga un predicato non ben compreso dall’interlocutore,
es.: un samkhya che affermi ad un buddhista che il sé è pervaso da un’anima

8 –        tesi che contenga tanto un soggetto che un predicato non perfettamente noti,
es.: un vaisheshika che affermi ad un buddhista che l’anima è pervasa dal piacere e da altre sensazioni

 9 –        tesi che si riveli essere universalmente accettata,
es.: il fuoco è caldo.

Laddove invece si verifichi la violazione di una o più caratteristiche delle tre già menzionate (e che il ragionamento deve possedere per risultare valido), vi sono errori nel ragionamento o termine medio.

Errori nel ragionamento

o ragionamenti errati (s.: hetvabhasa, t.: gTan TSHigs lTar sNang)

Gli errori che incorrono nel ragionamento (o termine medio) sono principalmente di tre tipi, ognuno dei quali è ulteriormente diviso come segue:

  1. A) non provati (s.: asiddha, t.: Ma Grub)

             sono gli errori che si verificano:

1 –        quando l’assenza di verità nel ragionamento è riconosciuta da ambo le parti,
es.: il suono è non eterno perché è visibile
             (in questo caso nessuna delle parti sosterrebbe la visibilità del suono)

2 –        quando l’assenza di verità nel ragionamento è riconosciuta solo da una parte,
es.: il suono è manifesto perché è un prodotto
             (i mimansaka non ammettono che il suono sia un prodotto)

3 –        quando la verità nel ragionamento sia controversa,
es.: la collina è in fiamme perché presenta dei vapori
            (è infatti materia di dubbio che il vapore si produca sempre quale effetto del fuoco)

4 –        Quando ciò che viene significato dal ragionamento come esistente nel soggetto sia argomento di dubbio,
es.: lo spazio è una sostanza poiché è il fondamento per alcune qualità
            (ed è materia di dubbio se vi siano o meno delle qualità da riferire allo spazio)

  1. B) incerti (s.: anishcata, t.: Ma NGes Pa)

sono gli errori che si verificano:

1 –        quando gli oggetti connotati dal ragionamento risultano essere tutte le cose omogenee a e contemporaneamente tutte le cose eterogenee da l’oggetto connotato dal predicato,
es.: il suono è eterno perché è conoscibile

2 –        quando ciò che viene connotato dal ragionamento non sia incluso in nessuno dei casi che sono omogenei a o eterogenei da il predicato,
es.: il suono è eterno perché è udibile

 3 –        quando le cose connotate dal ragionamento consistano di alcune cose omogenee a e tutte le cose eterogenee da le cose denotate dal predicato,
es.: il suono non è un prodotto artificiale perché è non eterno

 4 –     quando le cose denotate dal ragionamento consistano di alcune cose eterogenee da e di tutte le cose omogenee a le cose denotate dal predicato,
es.: il suono è un prodotto artificiale perché è non eterno

 5 –     quando le cose denotate dal ragionamento consistano di alcune cose omogenee a e di alcune cose eterogenee da cose connotate dal predicato,
es.: il suono è eterno perché è incorporeo

 6 –     quando la contraddizione tra i ragionamenti avanzati dalle due parti sia non erronea,
es.: il suono è non eterno perché è un prodotto/
          il suono è eterno perché è sempre udibile//

 C) inconsistenti (s.: viruddha, t.:’Gal Ba)

sono gli errori che si verificano:

1 –        quando il ragionamento sia inconsistente con il predicato stesso,
es.: il suono è eterno perché è un prodotto

2 –        quando il ragionamento è inconsistente con il predicato implicato,
es.: l’occhio e gli altri organi di senso sono utilizzabili da qualche essere perché composti
            (in questo caso il termine ‘essere’ è ambiguo, potendo significare tanto il corpo che lo spirito; qualora venga inteso nella seconda accezione, il ragionamento è inconsistente con il predicato, secondo la filosofia samkhya che descrive un’anima priva di attributi)

3 –     quando il ragionamento sia inconsistente con il soggetto stesso,
es.: la classe, o generalità, non è una sostanza né una qualità né una azione; poiché essa dipende da una sostanza e possiede qualità e azione
          (la classe, o generalità, non dipende da alcuna sostanza)

4 –     quando il ragionamento sia inconsistente con il soggetto implicato,
es.: gli oggetti sono gli stimoli delle azioni in quanto appresi dai sensi
          (il termine ‘oggetti’ è ambiguo, potendo significare tanto le cose che gli scopi; qualora venga inteso nella seconda accezione, il ragionamento è inconsistente con il soggetto)

Errori degli esempi omogenei

(s.: sadharmya drishthantabhasa, t.: CHos mTHun dPe lTar sNang Ba)

Tali errori ricorrono:

1 –        Quando un esempio non è omogeneo con il ragionamento,
es.: il suono è eterno perché è incorporeo,
                  tutte le cose incorporee sono eterne
                  come gli atomi della polvere
(gli atomi della polvere non possono servire da esempio, in quanto non omogenei con il significato del termine ‘incorporeo’ che costituisce appunto il ragionamento; questo caso viene definito l’errore dell’esclusione del ragionamento)

2 –        quando un esempio non è omogeneo col predicato,
es.: il suono è eterno perché è incorporeo,
                  ogni cosa sia incorporea è eterna
                  come l’intelligenza
(l’intelligenza non può servire come esempio, in quanto non omogenea con il significato del termine ‘eterno’ che costituisce appunto il predicato; questo caso viene definito l’errore dell’esclusione del predicato)

3 –        quando un esempio non sia omogeneo né con il ragionamento né con il predicato,
es.: il suono è eterno perché è incorporeo,
                  qualsiasi cosa sia incorporea è eterna
                  come un vaso
(il vaso non può servire come esempio, in quanto non omogeneo né con il termine ‘incorporeo’ né con il termine ‘eterno’, i significati dei quali costituiscono appunto rispettivamente il ragionamento ed il predicato; questo caso viene definite l’errore dell’esclusione del ragionamento e del predicato)

4 –        quando si verifichi un’assenza di connessione tra il ragionamento ed il predicato,
es.: questa persona è appassionata perché è un rétore,
                   chiunque sia un rétore è appassionato
                   come un certo tale in Magadha
(questo caso viene definito l’errore dell’assenza di connessione)

5 –        quando si verifichi una connessione invertita tra il ragionamento ed il predicato,
es.: il suono è avventizio perché è non eterno
                   qualsiasi cosa sia non eterna è avventizia
                   come un vaso
(questo caso viene definito l’affermazione invertita dell’esempio)                         

 Errori degli esempi eterogenei

(s.: vaidharmya drishthantabhasa, t.: CHos mTHun dPe lTar sNang Ba)

Tali errori ricorrono:

 1 –        quando un esempio non è eterogeneo dall’opposto del ragionamento,
es.:      il suono è eterno perché è incorporeo,
                        qualunque cosa sia non eterna non è incorporea
                        come gli atomi della polvere
(in questo caso gli ‘atomi della polvere’ non possono servire come un esempio, perché non sono eterogenei da ciò che risulta essere l’opposto del significato di ‘incorporeo’ che costituisce appunto il ragionamento; questo caso viene definite l’errore dell’inclusione del ragionamento)

2 –        quando un esempio non è eterogeneo dall’opposto del predicato,
es.:       il suono è eterno perché incorporeo,
                        qualunque cosa sia non eterna non è incorporea
                        come l’intelligenza
(in questo caso l’‘intelligenza’ non può servire come un esempio, perché non è eterogenea dal contrario di ‘eterno’ che costituisce appunto il predicato; questo caso viene definite l’errore dell’inclusione del predicato)

3 –        quando un esempio non è eterogeneo né dal contrario del ragionamento né dal contrario del predicato,
es.:       il suono è eterno perché è incorporeo,
                        tutto ciò che è non eterno, è non incorporeo
                        come un vaso
(in questo caso il termine ‘vaso’ non può servire come esempio perché non è eterogeneo né dal contrario del significato del termine ‘incorporeo’, che costituisce il ragionamento, né dal contrario del termine ‘eterno’, che costituisce il predicato; questo caso viene definito l’errore dell’inclusione del ragionamento e del predicato)

4 –        quando non vi sia connessione tra il ragionamento ed il predicato,
es.:       questa persona è appassionata perché è un rétore
                        chiunque sia non appassionato non è un rétore
                        come una roccia
(questo caso viene definite l’errore dell’assenza di connessione)

5 –        quando vi sia una connessione invertita tra il ragionamento ed il predicato,
es.:      il suono è avventizio perché è non eterno
                        qualunque cosa sia non avventizia non è non eterna
                        come lo spazio
(questo caso viene definito l’errore della connessione invertita)

Conoscenza valida

(s.: pramana, t.: TSad Ma)

 Esistono due tipi di conoscenza valida:

–        percezione
          (s.: pratyaksha, t.: mNGon Sum)

 –        inferenza
          (s.: anumana, t.: rJes Su dPag Pa)

La percezione

è la conoscenza che risulta essere libera da fraintendimenti, essendo quella conoscenza che deriva dai canali dei sensi senza subire deviazioni da parte degli oggetti di senso, dal nome, dal genere e così via.

L’inferenza

è la conoscenza di un oggetto attraverso un ragionamento, come ad esempio l’affermare che un vaso è non eterno poiché è un prodotto.

Possono verificarsi:

–           errori di percezione
            (s.: pratyakshabhasa, t.: mNGon Sum lTar sNang Ba)

–           errori di inferenza
            (s.: anumanabhasa, t.: rJes dPag lTar sNang Ba)

La refutazione (s.: dushana, t.: Sun ’Byin)
consiste nel trovare uno o più degli errori sopra enunciati nei discorsi della parte avversa.

La refutazione errata (s.: dushanabhasa, t.: Sun ’Byin lTar sNang)
consiste nell’asserire di trovare errori in discorsi in realtà non erronei.

* * *

M.S. Chandra Vidyabushana
Hetucakrahamaru
or Dignaga’s wheel of reasons
(recovered from Labrang in Sikkim)”
in: Journal of Asiatic Society of Bengal
Journal and Procedings – new series, vol.III, Calcutta, 1907

Si tratta di un altro breve saggio sulla logica composto da Dignaga. L’originale sanscrito, anche in questo caso, è andato perduto; il testo rimane nella traduzione tibetana del Canone alla sezione contenente i Sutra. La traduzione si deve a Dharmashoka. Il titolo tibetano dell’opera è gTan TSHigs Kyi’Khor Lo gTan La dBab Pa, ovvero La ruota dei ragionamenti messi in ordine.

Le tre caratteristiche del ragionamento (o termine medio) sono:

1 –        il termine medio deve dimostrarsi congruo rispetto al termine minore
es.:       il suono è non eterno
                        perché è impermanente
                        come un vaso
                        e diversamente dallo spazio
(in questo ragionamento il concetto ‘impermanente’, che ne costituisce il termine medio, risulta congruo rispetto a ‘suono’, che ne costituisce il termine minore)

2 –        tutte le cose denotate dal termine medio devono essere omogenee con
le cose denotate dal termine maggiore
es.:       tutte le cose impermanenti sono non eterne
                        come un vaso

 3 –        nessuna delle cose denotate dal termine medio deve essere
eterogenea rispetto a quanto denotato dal termine maggiore
es.:       le cose non impermanenti non sono non-eterne
(od anche una cosa che non sia non-eterna è impermanente) come lo spazio

Se poniamo:

termine minore (soggetto) = S
termine medio (ragionamento) = R
termine maggiore (predicato) = P

allora le caratteristiche sopra elencate possono essere espresse come segue:

tutto ciò che è S è R (S=R)
tutto ciò che è R è P (R=P)
nessun non-P è R o nessun R è non-P (R non è nessun non-P)

Esistono nove possibili relazioni tra il termine medio o ragionamento, ed il termine maggiore o predicato. Dignaga le esamina tutte per evidenziare come solo due tra queste relazioni si conformino alle sopra menzionate caratteristiche del ragionamento corretto, mentre tutte le altre ne violano almeno una.

Le nove possibilità sono espresse, nel testo tibetano, come segue:

1 –        Il suono è eterno
            perché è conoscibile
            come lo spazio e come un vaso.

In questo caso, ‘conoscibile’ (che costituisce il ragionamento o termine medio) è riscontrabile sia in tutte le cose omogenee sia in tutte le cose eterogenee rispetto a ‘eterno’ (che costituisce il predicato o termine maggiore). Il ragionamento è troppo generale; la veridicità è incerta.

2 –        Il suono è non-eterno
            perché è composto
            come un vaso e dissimilmente dallo spazio.

In questo caso, ‘composto’ è riscontrabile in tutto quanto risulti essere omogeneo, ed al contempo in nulla risulti essere eterogeneo rispetto a ‘non-eterno’. Il ragionamento è valido.

3 –        Il suono è un prodotto artificiale
            perché è non-eterno
            come un vaso, il lampo e lo spazio.

Il ‘non eterno’ (R) è riscontrabile in tutto quanto è omogeneo e con alcune cose eterogenee rispetto a ‘artificiale’ (P). La verità è incerta.

4 –        Il suono è eterno
            perché è impermanente
            come lo spazio e come un vaso.

‘Impermanente’ (R) non è riscontrabile in nulla di omogeneo, ma in tutto quanto eterogeneo da ‘eterno’ (P). Il ragionamento o termine medio è inconsistente rispetto al termine maggiore o predicato.

5 –        Il suono è non-eterno
            perché è udibile
            come un vaso e come lo spazio.

‘Udibile’ (R) non è riscontrabile in nulla né di omogeneo né di eterogeneo rispetto a ‘non eterno’ (P).

Il ragionamento non è abbastanza generale. La verità rimane incerta.

6 –        Il suono è eterno
            perché è artificiale
            come lo spazio, un vaso ed il lampo.

‘Artificiale’ (R) non è riscontrabile in nulla di omogeneo, ma in qualche cosa eterogenea rispetto a ‘eterno’ (P). R è inconsistente rispetto a P.

7 –        Il suono è non-artificiale.
            perché è non-eterno
            come il lampo, lo spazio ed un vaso.

‘Non-eterno’ (R) è riscontrabile in qualche cosa omogenea ed in qualche cosa eterogenea da ‘non-artificiale’ (P). La verità rimane incerta.

8 –        Il suono è non-eterno
            perché è artificiale
            come un vaso, come il lampo e dissimilmente dallo spazio.

‘Artificiale’ (R) è riscontrabile in qualche cosa omogenea, ma in nessuna cosa eterogenea da ‘non-eterno’ (P). Il ragionamento è valido.

9 –        Il suono è eterno
            perché è corporeo
            come lo spazio, gli atomi della polvere, l’azione ed un vaso.

In quest’ultimo caso, ‘corporeo’ (R) è riscontrabile in qualche cosa omogenea, ed in in qualche cosa eterogenea rispetto a ‘eterno’ (P). La verità rimane incerta.

Analisi della Ruota

1 –        Il suono è eterno poiché è conoscibile (S=R):

i dati conoscibili sono tutti eterni, come lo spazio (R è tutti i P) cioè, tutte le cose eterne sono conoscibili, come lo spazio;
i conoscibili sono tutti non-eterni, come un vaso
(R è tutti i non-P), cioè tutto il non-eterno è conoscibile, come un vaso.

S=R giusto
R è tutti i P: giusto
R è tutti i non-P: sbagliato
il ragionamento è fallace      

2 –        Il suono è non-eterno perché è impermanente (S=R):

i fenomeni impermanenti sono tutti non-eterni, come un vaso (R è tutti i P), cioè tutti i fenomeni non-eterni sono impermanenti come un vaso;
nessun non-eterno è impermanente, come lo spazio, ovvero i non-impermanenti non sono non eterni, come lo spazio (R non è nessun non-P).

S=R: giusto
R è tutti i P: giusto
R non è nessun non-P: giusto
il ragionamento è valido

3 –        Il suono è un prodotto artificiale perché non è eterno (S=R):

i non-eterni sono tutti prodotti artificiali come un vaso (R è tutti i P), cioé tutti i prodotti artificiali sono non eterni come un vaso; alcuni prodotti non artificiali sono non eterni come il lampo, cioé il non eterno è anche qualche prodotto non artificiale come il lampo (R è qualche non-P); alcune cose non artificiali non sono non eterne come lo spazio, cioè il non eterno non è qualche cosa non artificiale come lo spazio.

S=R: giusto
R è tutti i P: giusto
R è qualche non-P e R non è qualche non-P: sbagliato
il ragionamento è invalido

4 –        Il suono è eterno perché è avventizio (S=R):

gli impermanenti non sono eterni come lo spazio (R non è P), vale a dire che gli eterni non sono impermanenti come lo spazio; i non-eterni sono tutti impermanenti (R è tutti i non-P), vale a dire gli impermanenti sono tutti non eterni come un vaso.

S=R: giusto
R non è P: sbagliato
R è tutti i non-P: sbagliato
il ragionamento è invalido

5 –        Il suono è non-eterno perché è udibile (S è R):

gli udibili non sono non eterni come un vaso (R non è P), vale a dire i non eterni non sono udibili come un vaso; nessun non-non eterno (vale a dire eterno) è udibile, come lo spazio, vale a dire nessun udibile è non non-eterno come lo spazio (R non è non-P).

S=R: giusto
R non è P: sbagliato
R non è non-P: giusto
il ragionamento è invalido

6 –        Il suono è eterno perché è un prodotto artificiale (S=R):

ciò che è artificiale non è eterno (R non è P), vale a dire ciò che è eterno non è un prodotto artificiale, come lo spazio; tra ciò che è artificiale, alcune cose sono non eterne, come un vaso (R è qualche non-P), vale a dire alcuni non eterni sono prodotto artificiali come un vaso; alcuni prodotti artificiali non sono non eterni come il lampo (R non è qualche non-P), cioé alcuni non eterni non sono prodotti artificiali, come il lampo.

S=R: giusto
R non è P: sbagliato
R è qualche non-P e R non è qualche non-p: sbagliato
il ragionamento è invalido

7 –        Il suono è un prodotto non artificiale in quanto è non eterno (S=R):

Tra i non eterni ve ne sono alcuni non prodotti artificialmente, come il lampo (R è qualche P); cioé qualche prodotto non   artificiale è non eterno come il lampo; tra i non eterni ve ne è qualcuno prodotto non artificialmente, come il lampo (R non è qualche P), e qualche prodotto non artificiale non è non eterno, come lo spazio; i non eterni sono tutti prodotti artificiali, come un vaso (R è tutti i non-P).

S=R: giusto
R è qualche P e R non è qualche P: giusto
R è tutti i non-P: sbagliato
il ragionamento è invalido

8 –        Il suono è non eterno perché è un prodotto artificiale (S=R):

tra i prodotti artificiali alcuni sono non eterni, cioè alcuni non eterni sono prodotti artificiali come un vaso (R è qualche P); tra i prodotti artificiali alcuni non sono non eterni come il lampo (R non è qualche P); cioè, alcuni non eterni non sono prodotti artificiali, come il lampo; i non-non eterni non sono prodotti artificiali, come lo spazio; cioè, i prodotti artificiali non sono non non-eterni come lo spazio (R non è non-P).

S=R: giusto
R è qualche P e R non è qualche P: giusto
R non è non-P: giusto
il ragionamento è valido

9 –        Il suono è eterno perché è corporeo (S=R):

tra la categoria dei corporei, alcuni fenomeni sono eterni come gli atomi (R è qualche P) cioé, alcuni fenomeni eterni sono corporei come gli atomi; tra i corporei, alcuni fenomeni non sono eterni come l’aria (R non è qualche P); e alcuni fenomeni eterni non sono corporei, come lo spazio; alcuni corporei sono non eterni, come un’azione (R non è qualche non-P).

S=R: sbagliato
R è qualche P e R non è qualche P: giusto
R è qualche non-P e R non è qualche non-P: sbagliato
il ragionamento è invalido

Bibliografia

M.S. Chandra Vidyabushana, “Hetucakrahamaru or Dignaga’s wheel of reasons (recovered from Labrang in Sikkim)”, in Journal of Asiatic Society of Bengal Journal and Procedings – new series, vol.III, Calcutta 1907.

M.S. Chandra Vidyabhushana, “Nyaya Pravesha or the earliest work extant on buddhist logic”, in Journal of Asiatic Society of Bengal, Journal and Procedings – new series, vol. III, Calcutta 1907.

R.S.Y. Chi, Buddhist Formal Logic – Part I, A study of Dignaga’s Hetucakra and K’uei-chi’s Great Commentary on the Nyayaprevesha, Delhi 1984.

J. Hopkins, Meditazione sulla vacuità, Pomaia (PI) 2019.

K. Manchester Rogers, Tibetan Logic, New York 2009.

Tenzin Gyatso (XIV Dalai Lama), Scienza e filosofia nei classici buddhisti indiani. Il mondo materiale (Vol. 1), Roma 2021.