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Piazzale Guglielmo Marconi, 8/14 Roma

Luogo

Museo delle Civiltà – Palazzo delle Scienze
Piazza Guglielmo Marconi, 14
Categoria

Data

06 Giu 2023 - 14 Gen 2024
Expired!

Bertina Lopes. Via XX Settembre 98, la casa come luogo di resistenza

A cura di Claudio Crescentini e Paola Ugolini

PROROGATA FINO AL 14 GENNAIO 2024

Il 6 giugno 2023 il Museo delle Civiltà ha presentato la prima mostra che ricostruisce lo spazio di vita e di lavoro, al contempo privato e pubblico, dell’artista e attivista Bertina Lopes (Lourenço Marques, attuale Maputo,1924-Roma, 2012). In occasione della mostra, a cura di Claudio Crescentini e Paola Ugolini, la casa e lo studio romani di Lopes, in Via XX Settembre 98, sono stati per la prima volta oggetto di una ricostruzione parziale, resa possibile da un’estensiva documentazione fotografica realizzata dal fotografo Giorgio Benni e commissionata dal Museo delle Civiltà.

A Roma Lopes ha vissuto 70 anni, trasformando la sua casa-studio in un punto di incontro per intellettuali, artisti, poeti, rifugiati e attivisti della comunità mozambicana e portoghese, ma anche di altri Paesi africani ed europei. In questo contesto, vita e arte si sono intrecciate senza soluzione di continuità, divenendo uno spazio di resistenza in cui esprimere la propria denuncia dell’oppressione, il dolore per la lontananza dalla terra d’origine e la rivendicazione delle proprie radici, il ricordo di storie, motivi decorativi, materie e simboli dell’arte africana e la ricerca e affermazione di un’identità contemporanea consapevolmente diasporica.

Pittrice e scultrice afrodiscendente fra le più rilevanti del suo tempo, Lopes – che a partire dal 1964 scelse Roma come sua città di residenza – ha sviluppato un circostanziato corpus di opere in cui non solo ha saputo articolare un’appartenenza a molteplici tradizioni culturali e artistiche, sia europee che africane, ma dare rappresentazione alle più urgenti istanze sociali a lei contemporanee, divenute fondamento anche per le pratiche de-coloniali delle generazioni di artisti a lei successive. La ricerca artistica di Lopes si è modellata infatti intorno a più fonti e si è espressa attraverso le articolazioni di un linguaggio mobile e sincretico, dall’arte tradizionale mozambicana – le cui cromie e forme sanciscono per Lopes valori comunitari e i momenti di vita sociale ad essi connessi, celebrando riti di passaggio e narrando miti di fondazione – al Modernismo portoghese ed europeo.

Nei dipinti e disegni in mostra – accompagnati da libri, immagini fotografiche e strumenti di lavoro – Lopes mette in evidenza la mentalità coloniale, il razzismo e le atrocità dei conflitti e delle guerre attraverso un linguaggio che è espressione del vivere tra mondi diversi. Tutte le opere dell’artista si caratterizzano per un utilizzo spregiudicato del colore e un uso della linea di derivazione decostruttivista. Il loro eclettismo è più apparente che sostanziale in quanto, dagli esordi figurativi degli anni Cinquanta alla sperimentazione informale e astratta dei decenni successivi, proprio il ricorso a elementi fra loro disomogenei – in cui si articolano mezzi espressivi diversi così come elementi bi- e tri-dimensionali – tende ad animare di una tensione profonda e ancestrale la superficie di ogni opera.

Nata nel 1924, da padre portoghese e madre mozambicana, Lopes si trasferisce a Lisbona per poter continuare gli studi, vietati nel suo Paese d’origine a persone di etnia mista come lei. In Portogallo studia pittura e disegno con Lino António e Celestino Alves e fra il 1945 e il 1949 frequenta il corso di Desenhador litógrafo e Pintura decorativa presso la scuola António Arroio, dove consegue il diploma e l’abilitazione all’insegnamento artistico. Durante la sua formazione viene a conoscenza delle ricerche afferenti al Modernismo portoghese ed europeo: da allora Lopes inizia a interconnettere, fondendoli in un unicum, moduli stilistici propri delle avanguardie internazionali con iconografie africane tradizionali. In Portogallo conosce artisti come Marcelino Vespeira, Carlos Botelho, Albertina Mantua, Costa Pinheiro, Júlio Pomar e Nuno Sampayo. Nel 1953 l’artista torna in Mozambico, dove insegna disegno e pittura alla Scuola tecnica femminile General Machado e presso la sede dell’Associazione Africana. A Maputo partecipa ai movimenti per l’indipendenza del Mozambico dal Portogallo, dove nel 1962 viene costretta a tornare a cause delle sue posizioni, grazie a una borsa di studio della Calouste Gulbenkian Foundation di Lisbona, che le permette nel 1964 di trasferirsi a Roma, dove l’anno successivo sposa il cittadino italiano Franco Confaloni.

È proprio a Roma che l’opera di Lopes giunge a una piena maturità, unendo al desiderio di indipendenza e al rifiuto di ogni forma di colonialismo un’acuta consapevolezza della propria identità africana. A partire dagli anni Sessanta la vita e la ricerca di Lopes si dividono tra Roma, Maputo e Lisbona: nel 1973 e 1979 sono organizzate due mostre alla Calouste Gulbenkian Foundation, mentre nel 1977 Lopes partecipa alla X Quadriennale di Roma dedicata agli artisti di origine straniera operanti Italia. Lopes continua a mantenere i propri legami con gli eventi storici del Mozambico, dall’indipendenza nazionale (1975) alla successiva guerra civile, durata più di un decennio. Nel 1981 l’artista partecipa ai festeggiamenti per il VI anniversario dell’indipendenza del Mozambico, nel 1982 si tiene un’importante mostra dedicata alla sua opera pittorica presso il Museu Nacional de Arte Moderna di Maputo, seguita nel 1986 da una una mostra antologica al Palazzo Venezia di Roma. Nel 1988 le viene assegnato il Grand Prix d’Honneur dall’Unione Europea dei Critici d’Arte, e nel 1991 il premio della Rachel Carson Memorial Foundation di New York. Nel 1993, a Lisbona, Lopes è nominata Commendatrice delle Arti dal Presidente della Repubblica del Portogallo, Mario Soares, e nello stesso anno l’artista diventa Consigliere culturale dell’Ambasciata del Mozambico in Italia. Nel 1996 la FAO organizza, presso la sua sede romana, una mostra monografica dell’artista, in occasione del Summit mondiale dell’alimentazione. Le ultime opere di Lopes confermano l’implicazione tra produzione artistica personale e storia politico-sociale del suo Paese di origine e, più in generale, del continente africano in un momento di progressiva emancipazione dal colonialismo europeo: realizzate dopo la fine della guerra civile mozambicana nel 1992, esse denotano una rinnovata capacità espressiva, caratterizzata da segni gestuali sempre più liberi e da colori sempre più audaci. Nel 2002, in occasione del decennale della firma degli accordi di pace del Mozambico, si tiene una grande mostra antologica al Palazzo della Cancelleria Apostolica di Roma, in seguito alla quale le viene consegnata la Targa d’Argento dal Presidente della Repubblica Italiana. Nel 2006 segue un’altra mostra antologica organizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma.

Nel 2012, anno della sua morte, l’Auditorium Parco della Musica di Roma dedica all’artista un’ampia mostra personale. Tra il 2022 e il 2023 sono state presentate due mostre personali antologiche presso Richard Saltoun Gallery, Londra-Roma, e Andrew Kreps Gallery, New York. Nel 2023 il Museo delle Civiltà propone la prima mostra dedicata alla sua casa-studio romana, organizzata a pochi mesi dalla scomparsa del secondo marito dell’artista.

In copertina: Casa-studio di Bertina Lopes. Foto © Giorgio Benni. Progetto grafico/Graphic design Andrea Pizzalis, Giulio Urbini (dettaglio)

The event is finished.