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Museo delle Civiltà
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Piazzale Guglielmo Marconi, 8/14 Roma

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10 Ott 2020 - 05 Dic 2021
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Mostra

Frank Cancian

Un paese del Mezzogiorno italiano, Lacedonia – 1957

A Roma per la prima volta una significativa selezione delle immagini in bianco e nero, scattate a Lacedonia (Avellino) nel 1957 da Frank Cancian, noto antropologo americano, figlio di genitori italiani, che ha alternato la sua professione di scienziato sociale con la passione per la fotografia.

Video intervista a Francesco Faeta, curatore della mostra

Le immagini raccontano, con straordinario vigore, la realtà sociale e culturale del paese nel 1957, anno del soggiorno in Italia del giovane studioso all’epoca poco più che ventenne, borsista Fulbright. Accompagna l’esposizione un volume realizzato in edizione italiana e inglese da Postcart per la cura di Francesco Faeta “Un paese del Mezzogiorno italiano. Lacedonia (1957) nelle fotografie di Frank Cancian – A Town in Southern Italy. Lacedonia (1957) in Frank Cancian’s photographs”.

La mostra è realizzata dal Museo delle Civiltà (MuCiv) di Roma, e dall’Istituto Centrale per il patrimonio immateriale (ICPI) del MiBACT in collaborazione con il Comune di Lacedonia (Avellino), del Museo Antropologico Visivo Irpino (MAVI) dove è custodita la collezione fotografica di Frank Cancian, della Pro Loco “Gino Chicone”, dell’Associazione Culturale “LaPilart” e del Museo etnografico di Morigerati (Salerno). Hanno dato il loro patrocinio scientifico e culturale il Fulbright Program, la Società Italiana di Antropologia Culturale (SIAC), la Società Italiana per lo Studio della Fotografia (SISF), l’Università degli Studi Roma Tre – Dipartimento Scienze Politiche, la Fondazione “Un Paese”.

La mostra

Sono un fotografo documentarista, con un punto di vista. Preferisco le cose ordinarie, cose che non sono ufficialmente importanti. Durante la registrazione del mondo quotidiano cerco spesso l’esotico in situazioni ordinarie e l’ordinario in ciò che molte persone vedono come esotico. La mia passione per la fotografia è iniziata da adolescente alla fine degli anni Quaranta. Negli anni successivi [però] il mio lavoro come professore di antropologia socioculturale ha spesso finito per prendere il posto  della fotografia per mesi, a volte per anni.

Frank Cancian

Il lavoro di ricerca di Cancian in Italia s’inseriva in un vasto e complesso movimento di studio della parte meridionale e insulare della Penisola, condotto dall’immediato dopoguerra agli anni Sessanta (e oltre) da numerosissimi studiosi di scienze sociali, italiani e stranieri; e tra questi ultimi, particolarmente, americani.

Il caso di Cancian appare di estremo interesse perché, a partire dall’esperienza italiana, lo studioso si è andato qualificando sempre più, nel corso della sua carriera, oltre che come antropologo, come fotografo e cineasta, realizzando immagini relative ai suoi terreni di ricerca, soprattutto in America Latina e particolarmente in Messico, sede elettiva del suo impegno scientifico maturo. Cancian, fu indirizzato verso il Sud italiano, e verso Lacedonia, da Tullio Tentori, che il giovane studioso andò a trovare, avendo avuto notizia delle sue relazioni con il mondo scientifico statunitense, presso il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, all’EUR, di cui era, all’epoca, direttore. Tentori, forte anche della sua esperienza sul terreno accanto a Friedmann nella assai nota inchiesta su Matera, si adoperò in modo fattivo nel senso di comprendere le ragioni degli studiosi stranieri che venivano nel nostro Paese e di facilitare i contatti e gli scambi.

La permanenza e la ricerca di Cancian a Lacedonia s’inserisce in quel processo di attenzione al nostro Paese che, sulla scorta dell’arretratezza sociale, del bisogno di sperimentare ipotesi riformistiche, dei vorticosi processi di trasformazione e di insubordinazione, dell’iconica rappresentazione neorealistica, appariva diffusa nella comunità internazionale degli studiosi.

Giunto a Lacedonia Cancian, accanto al suo impegno di studio, iniziò a fotografare sistematicamente la vita culturale e sociale locale, lasciandocene un ritratto etnografico di grande pregnanza e nitore, realizzando un’inchiesta di comunità che mostra un piglio critico assai definito e che appare caratterizzata da una profonda empatia per il luogo e i suoi abitanti. Del paese viene tracciato un ritratto a tutto tondo, con attenzione alle dinamiche degli spazi sociali (pubblici e privati), alle relazioni interpersonali, ai modelli di comportamento, all’ambiente paesano e al paesaggio agrario, alle abitazioni, alla scuola e al lavoro, alle occasioni rituali e festive; ai singoli attori sociali infine, descritti con straordinaria capacità introspettiva.

La descrizione fotografica di Cancian, saldamente ancorata alle ragioni della fotografia sociale americana, nitida e rigorosa nel suo realismo critico, si apre in direzioni sperimentali per l’epoca pionieristiche, con un uso frequente della sequenza spazio-temporale, dei dittici e dei ritratti in più fotogrammi; con una frequente e consapevole intrusione dell’autore nel campo stesso della rappresentazione.

Le fotografie realizzate a Lacedonia furono 1801, tutte formato Leica e in bianco e nero, e sono state  recentemente donate dall’antropologo al MAVI Museo Antropologico visivo di Lacedonia (AV)

La presente scelta antologica, curata da Francesco Faeta, in stretta collaborazione con gli studiosi, i ricercatori e i tecnici del MuCiv e dell’ICPI, accompagnata dal volume edito per i tipi di Postcart in Roma (2020), con edizioni italiana e inglese, è la prima realizzata in sede nazionale e internazionale.

Biografia

In ogni modo, come il linguista che ritorna dal terreno e dichiara che la lingua studiata non ha fonemi, lo scienziato sociale che non trovi norme, al di fuori di una basata su un rozzo modello di uomo economico, deve essere rispedito indietro per un’altra lunga osservazione prima che le sue conclusioni siano accettate.

Frank Cancian

Nato negli Stati Uniti, a Stafford Springs, nel  Connecticut, nel 1934, da genitori italiani.

Il suo essere, in parte, straniero nel suo Paese, fu importante nel determinare la vocazione di antropologo, nell’indurlo a immedesimarsi nella condizione di outsider e a volerla comprendere.

Terminata la high school, la formazione del futuro studioso proseguì con la frequenza dei corsi di Philosophy presso la Wesleyan University di Middletown, ancora nello Stato del Connecticut.

Concluso il college, Cancian ottenne la borsa di studio del Fulbright Program per l’Italia. Borsa annuale che gli fu assegnata nel 1956.

Giunto a Roma, e qui ricevuto da un personaggio chiave per le relazioni culturali tra l’Italia e gli Stati Uniti qual è stato Cipriana Artom Scelba, che dal 1948 al 1988 ha diretto il Fulbright Program, fu orientato verso gli studi antropologici. Fu allora che conobbe Tullio Tentori antropologo italiano. Il Mezzogiorno d’Italia e, in particolare, Lacedonia fu la scelta del ‘campo’ d’indagine. Qui rimase dal gennaio 1957 al luglio dello stesso anno.

Esaurito il soggiorno italiano, Cancian fece ritorno alla Wesleyan University sul finire del 1957, desideroso di mettere ordine nei suoi materiali e di proseguire l’attività fotografica. Approfondì la tecnica fotografica presso il Davidson Art Center, influente articolazione della stessa università, diretto allora da Samuel Adam Green, un talentuoso curatore d’arte contemporanea, figlio del preside della Facoltà di Belle Arti, tra gli iniziali promoter della pop art americana e, in particolare, del primo Andy Warhol. Qui ebbe l’opportunità di conoscere Edward Steichen, che lo incoraggiò a realizzare la prima esposizione delle immagini realizzate in Italia.

Cancian, dopo varie frequentazioni in ambienti universitari, giunto ad Harvard, forte dell‘esperienza di studio relativa ai nativi americani che aveva realizzato negli anni precedenti, condotta con il determinante impiego della fotografia, approdò presso il Department of Social Relations e presso Evon Zartman Vogt, Jr. Questi, lo indirizzò a lavorare in Chiapas, accanto ad altri suoi allievi di prestigio, dopo averlo inizialmente mandato, per familiarizzarsi con le lingue native (Náhuatl  e Tzotzil ), a San Cristobal de las Casas.

In Chiapas, Cancian trovò il suo stabile terreno di ricerca e proseguì il suo lavoro con la macchina fotografica  innanzitutto sulle zone del Messico oggetto della sua ricerca antropologica, in particolare sui Maya e sulla comunità di Zinacantan. Il suo lavoro è in parte restituito nei libri fotografici da lui prodotti, mentre dei suoi studi di antropologia egli ha reso conto in numerosi saggi in volumi e apparsi su accreditate riviste.

Video intervista a Francesco Faeta, curatore della mostra

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