I “trentacinque buddha della confessione” Come sbarazzarsi del karma negativo … e perché
Sala Conferenze “F.M. Gambari”
Conferenza del Dr Massimiliano A. Polichetti
«le due sfere hanno in comune l’uscita da sé stessi e il ritorno,
il viaggio nell’aldilà e la redenzione dell’anima;
nell’ambito buddhista tale redenzione equivale
all’eliminazione della contaminazione morale e del peccato»
Giuseppe Tucci, Le Religioni del Tibet, 1976
«There are many schools in Buddhism
that still handle Buddhism as a concept.
But real Buddhism is to focus on the process itself.
The process is you»
Dainin Katagiri, Returning to Silence:
Zen Practice in Daily Life, 1988
Se fosse lecito inquadrare il pensiero buddhistico nelle categorie della storia della filosofia occidentale, in accordo agli schemi suggeriti dalla metafisica a questa pertinente, si tratterebbe allora di una delle soluzioni immanentistiche rispetto all’istanza gnoseologica.
Nella concezione cosmologica ciò trova conseguenza nella considerazione che ogni fenomeno, così come anche ogni accadimento dell’ordine esistenziale, lungi dall’essere ab-solutum, indipendente ed autoprodotto (avente cioè in se stesso le ragioni del proprio essere), sia in realtà composto e prodotto, ovvero dipendente da cause, parti e condizioni, in una parola “interdipendente” e, nella maggior parte dei casi (fatte salve poche eccezioni, tra le quali lo spazio), soggetto al divenire ovvero “impermanente”.
Applicato al dover essere dell’uomo, si sancisce così la gravità estrema del comportamento: ogni atto è infatti destinato a durare eternamente per la legge di causa-effetto (karma), riproducendosi per di più in scala esponenziale.
Secondo la dottrina buddhistica esistono tre modalità di accumulazione o produzione del karma: accumulazione con il corpo, con la parola e con la mente. Per quanto riguarda il karma fisico devono sussistere quattro condizioni perché possa maturare: il corpo dell’individuo, che viene considerato la base operante; il pensiero di compiere la determinata azione; l’azione in esecuzione; il portare a termine l’azione.
La “confessione” ai trentacinque buddha, intesa alla purificazione degli atti non virtuosi di corpo, parola e mente, è una pratica religiosa prescritta già nel Vinaya (la sezione del Canone buddhistico dedicata alla disciplina monastica); si tratta pertanto di un rito inteso alla purificazione delle contaminazioni fisiche e mentali nel corso del quale vengono appunto evocati trentacinque buddha (oggetto della conferenza) ognuno dei quali ha il potere di eliminare ostacoli alla pratica del dharma; la recita del testo si accompagna frequentemente con una serie di prosternazioni.