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Data

26 Gen 2022
Expired!

Ora

16:30 - 18:30

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Conferenza

Paradisi e Terre Pure

Una comparazione dei “luoghi della beatitudine” nell’ambito cristiano e buddhistico-mahayanico

Sala Conferenze “F.M. Gambari”
Conferenza del Dr Massimiliano A. Polichetti

Link per la diretta video: https://youtu.be/SlScN9nV11I

Il Museo delle Civiltà e ISMEO – Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente presentano un ciclo integrato di iniziative dal titolo “RIPENSARE IL MONDO. Il confronto tra culture nella formazione delle civiltà

Si ricorda che, viste le attuali disposizioni governative, si può accedere alla Sala Conferenze Gambari esclusivamente con Super Green Pass e mascherina FFP2

«Questi tre sentieri portano tutti al paradiso: dire la verità non cedere alla rabbia e dare, anche quando hai ben poco da condividere»
Dhammapada, 224
«In India è il paradiso terreno»
Brunetto Latini, Tesoretto, III, 2 (volgarizzato da Bono Giamboni, 1839)

La prima attestazione del mito del “paradiso terrestre” è inserita nel racconto in lingua sumerica conosciuto con il titolo di Enki e Ninḫursaĝa (inizio del II millennio a.E.C.). Quasi ogni cultura ha successivamente ritenuto non solo di teorizzare, ma anche di dare più o meno puntuali descrizioni di “luoghi” nei quali abbondano giardini pieni delle più varie essenze botaniche, luoghi di beatitudine – da sperimentarsi talvolta anche in questa stessa vita – pervasi dal suadente annuncio della dottrina spirituale come emessa dalle voci di entità metempiriche (ma diffusa anche dagli alberi, gli animali, i raggi di luce e lo stesso spazio), esseri numinosi i quali colmano questi luoghi delle loro qualità eccelse; la superficie della terra è pura in ogni direzione, senza asperità e imperfezioni, levigata come il lapislazzuli e “soffice come il palmo della mano di un bambino”.

Secondo la descrizione che ne dà il Canone in lingua pali nel Dighanikaya, un tale luogo è circondato da sette muraglie fatte d’oro, argento, berillo, cristallo, rubino, corallo e da vari gioielli. Nella regola dell’ordine monastico mulasarvastivadin il palazzo presenta sette recinti, fatti però solo di quattro materiali preziosi: oro, argento, berillo e cristallo. La lettura di queste descrizioni riecheggia inevitabilmente l’ultimo, in ordine di redazione, dei testi sacri del Cristianesimo; nell’Apocalisse di Giovanni di Patmos (21, 16-21) si trova infatti la seguente interessante descrizione del Regno di Dio tra gli uomini o Gerusalemme celeste: «La città è a forma di quadrato […] le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. Le fondamenta delle mura della città sono adorne d’ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento è di diaspro, il secondo di zaffiro, il terzo di calcedonio, il quarto di smeraldo, sardonice, cornalina, crisolito, berillo, topazio, crisopazio, giacinto e ametista».

Funzionario storico dell’arte – Museo delle Civiltà Coordinatore della Sezione Arte Orientale “Giuseppe Tucci” Socio ISMEO – Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente

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