Il progetto congiunto italo-russo-tajiko di ricerca archeologica in Tajikistan è nato nel 1995, con un accordo culturale tra l’allora Museo Nazionale d’Arte Orientale (MNAO) del Ministero per i Beni e le Attività culturali, (MiBAC), diretto da Donatella Mazzeo, l’Istituto di Orientalistica di Mosca (Accademia delle Scienze della Russia) e l’Istituto per la Storia, l’Archeologia e l’Etnografia A. Doniš di Dushanbe (Accademia delle Scienze del Tajikistan), con il contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dal 1995 al 1998.

In una seconda fase, dal 2007/2008 al 2020, il progetto è stato finanziato dal MNAO, con un contributo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI). Dal 2018 al 2020, infine, il progetto è stato condotto con il MAECI e la Fondazione Ing. Carlo Maurilio Lerici del Politecnico di Milano. Il territorio del Tajikistan meridionale era stato occupato tra il IV e il I millennio a. C. da civiltà agricole sedentarie e da culture nomadi.

Tra le culture dell’Età del Bronzo (ultimi secoli del III – fine del II millennio a.C.) erano quella agricola sedentaria di Sapalli, quella nomade di Andronovo che aveva raggiunto un elevato livello tecnologico nella metallurgia e che, dalla sua area di origine in Siberia, alla fine del III millennio a.C. si diffuse in Asia centrale e, ad Ovest, fino all’area tra i fiumi Volga e Ural e la cultura nomade-sedentaria di Beshkent-Vakhsh, nata  dall’interazione di queste due grandi culture , con caratteri di entrambe e anche suoi propri.

Dal 2007 al 2014 è stata scavata la necropoli di Gelot (2400-1500 a.C), nel Sud-ovest del paese, nella quale sono state portate alla luce sepolture, alcune delle quali con corredi molto ricchi, appartenenti alla cultura di Sapalli e databili agli ultimi secoli del III millennio a.C. . Nelle campagne 2015-2020 nel sito di Farkhor/Parkhar, nella stessa regione, non lontano dal confine con l’Afghanistan, è stata scoperta una necropoli con sepolture, anch’esse dotate di ricchi corredi, databili ad una fase più antica (Eneolitico tardo, 3500-2800 a.C.) di quella rappresentata dal sito di Gelot.