La concezione salvifica nella psico-cosmologia del Buddhismo vajrayana

Il Buddhismo mahayana elegge quale parametro di santità la figura del bodhisattva (l”essere del risveglio‘) che, motivato da altruismo, continua a reincarnarsi (vale a dire: rinascere consapevolmente) finché tutti gli esseri non siano stati salvati. Il bodhisattva si sforza di raggiungere il risveglio (bodhi) iniziando dal progressivo annullamento delle ‘emozioni dissonanti’ (klesha) che costringono gli esseri trasmigratori a rinascere, inconsapevolmente e senza possibilità di scelta, negli ambiti esistenziali che costituiscono il ciclo delle esistenze (samsara): inferni, spiriti famelici, animali, esseri umani, semidei e divinità mondane. Si tratta di sei contesti percettivi posti in essere non dalla libera volontà, ma dal karma, l’implacabile legge di causa-effetto alla quale lo studio e la pratica del dharma sono contrapposti quali unici antidoti efficaci.

In Tibet, la più parte dei ‘lignaggi di trasmissione ininterrotta della dottrina’ (sampradaya) pongono l’attenzione sulla necessità di un gradualismo informante una ascesi che, iniziando dall’ineliminabile confidente rifugio nel ‘triplice gioiello’ (Buddha, dharma e sangha), aderisce ai ‘quattro sigilli’ (“tutti i fenomeni composti, impermanenti, sono causa di effetti; tutti i fenomeni contaminati sono causa di sofferenze; tutti i fenomeni sono privi di un sé indipendente da cause parti e condizioni; il nirvana è la pace”), si fortifica nei ‘tre supremi addestramenti’ (morale, concentrazione, saggezza) per approdare al pieno esercizio dei ‘tre sentieri principali’: il disincantato disgusto nei confronti del ciclo delle rinascite (nicharana), il pensiero altruistico del risveglio universale (bodhicitta), e la perfetta saggezza (prajnaparamita) volta al modo ultimo d’esistenza dei fenomeni (shunyata). La sintesi che segue viene appunto tratta dalla Tradizione mahayana-vajrayana indotibetana.

Le caratteristiche del corpo umano pienamente qualificato, o ‘preziosa rinascita umana’

Le otto libertà

  • le quattro libertà dalle condizioni che impediscono la pratica del dharma all’interno della rinascita umana:
    • sostenere fermamente punti di vista erronei (si tratta principalmente di: negare la ‘rinascita’ (bhavati), il valore dell’autosacrificio e della sapienza da un lato, e dall’altro affermare che felicità e sofferenza sono dovuti a un fato o a un cieco destino, a una divinità o a una volontà imperscrutabile piuttosto che essere effetti del proprio karma)
    • nascere in un paese non religioso
    • nascere in un paese ove non si insegni il dharma
    • nascere demente
  • le quattro libertà dai tipi di nascita non umani:
    • nascita in una regione infernale
    • nascita tra gli spiriti famelici
    • nascita animale
    • nascita tra le ‘divinità di lunga vita’

Le dieci qualifiche

  • le cinque qualifiche interne o personali:
    • nascere come essere umano
    • nascere in un paese civilizzato
    • nascere con un corpo dotato di sensi integri
    • nascere in una vita libera da crimini nefandi
    • rispettare la disciplina morale
  • le cinque qualifiche esterne o circostanziali:
    • la presenza di un buddha nell’epoca nella quale si vive
    • la presenza del dharma
    • la presenza del sangha
    • avere accanto una persona compassionevole che si prenda cura di noi assistendoci lungo il sentiero (kalyanamitra)

La legge di causa-effetto

Basilarmente esistono tre modalità di accumulazione del karma (la ‘legge di causa ed effetto’): accumulazione con il corpo, con la parola e con la mente.

Per ciò che riguarda il karma fisico devono esistere quattro condizioni perché possa maturare:

  1. il corpo, che viene considerato quale base operante
  2. il pensiero
  3. l’azione
  4. il compiersi dell’azione

Il karma, ai fini della maggiore o minore maturazione dell’effetto, può risultare essere:

  • accumulato e compiuto
  • accumulato e non compiuto
  •  non accumulato e compiuto

Per esempio, rispettivamente alle precedenti modalità:

  • desiderare di uccidere ed uccidere effettivamente
  • desiderare di uccidere ma non farlo
  • uccidere senza intenzione o perché costretti

Si distinguono inoltre:

  • un karma proiettante o introduttore, in quanto introduce alla rinascita
  • un karma determinante che crea le condizioni nelle quali si svolgerà l’esistenza

Anche in questo caso esistono più combinazioni:

  • karma introduttore e determinante virtuosi, che daranno luogo ad es. ad una nascita di tipo umano piacevole
  • introduttore e determinante non virtuosi, che daranno luogo ad una rinascita animale spiacevole
  • introduttore virtuoso e determinante non virtuoso, che daranno luogo ad una rinascita umana non provvista di tutte o di parte delle condizioni circostanziali favorevoli alla pratica del dharma
  • introduttore non virtuoso e determinante virtuoso, che daranno luogo ad una rinascita animale piacevole, quale quella di un animale da appartamento.

Vi è una ulteriore quadripartizione dell’esito karmico, che si riferisce principalmente alla similarità con l’azione compiuta, si tratti di un’azione virtuosa o di un’azione non virtuosa. Prendendo come esempio l’azione non virtuosa estremamente negativa dell’uccidere si avrà:

  1. l’effetto principale: la rinascita in uno stato sfavorevole di esistenza
  2. l’effetto simile alla causa: in una futura rinascita si verrà uccisi o si vedranno uccise le persone più prossime
  3. l’effetto simile all’azione: si manterrà la tendenza ad uccidere ancora nelle vite future moltiplicando così il karma negativo
  4. l’effetto sull’ambiente: se pure verrà ottenuta una rinascita in uno dei tre reami superiori (esseri umani, semidei mondani o dei mondani) ci si troverà in un ambiente carico di tensioni violente

Il karma viene infine incrementato dalla frequenza e regolarità con le quali viene compiuta una determinata azione, nonché dall’intensità della motivazione ad essa relativa.