La maschera di Pulcinella esposta nel Museo delle arti e tradizioni popolari fa parte di una più ampia raccolta di circa centotrenta costumi del Carnevale, del teatro popolare e della commedia dell’arte. Le maschere vennero acquisite, per volere dell’etnologo Lamberto Loria, in occasione dell’Esposizione Internazionale tenutasi a Roma nel 1911 per il cinquantenario dell’unità d’Italia. Tra le varie attrazioni che coinvolsero l’intera città, in piazza d’Armi, zona dell’attuale quartiere Prati, furono allestite delle architetture effimere volte ad ospitare una mostra di Etnografia, che desse testimonianza delle tradizioni del popolo italiano. Spiccava tra i vari padiglioni il Palazzo delle maschere e dei costumi, una grande struttura provvisoria di gusto neoclassico. All’interno, in un vasto salone con colonne, erano esposte le maschere italiane della commedia dell’arte, che dialogavano tra loro in gruppi, come se stessero recitando su una scena teatrale. Lamberto Loria affidò ad Alessandro Roccavilla, professore ed erudito piemontese, il compito di raccogliere i costumi sull’intero territorio nazionale.

[ultimate_maps id=”28″]

Dove si trova

Museo delle Civiltà – Museo delle Arti e Tradizioni Popolari “Lamberto Loria” –  Primo piano – Commedia dell’arte

Sapevi che…

Pulcinella, in particolare, è la maschera per eccellenza del mondo popolare campano, tra le più note e conosciute di tutta Italia. Dal carattere ironico e sfrontato, è pigro, opportunista e molto chiacchierone. Lo si riconosce facilmente per il suo abito semplice, costituito da una casacca e dei pantaloni larghi e da un lungo cappello di stoffa, tutti rigorosamente bianchi. Solo la maschera che gli copre il viso è nera, ed è caratterizzata da un lungo naso adunco che lo fa assomigliare a un gallinaceo. Si ipotizza infatti che il suo nome derivi dal termine napoletano “pollicino”, che significa pulcino. Pulcinella è ingordo e sempre affamato, e sarebbe disposto a tutto pur di avere un piatto di maccheroni. La sua grande pancia non è però dovuta solo alla fame, ma anche al suo ermafroditismo. Pulcinella è infatti rappresentato talvolta nell’atto di partorire, di covare delle uova o di soffrire per le doglie.