Scisto, Pakistan, Arte del Gandhara, II-III secc. d. C. (Inv. 10919).

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L’immagine gandharica di Maitreya è raffigurata seduta nella posizione del loto (padmasana) su un basso seggio coperto da una stoffa drappeggiata, alle estremità del quale sono due piccole figure di adoranti con le mani giunte nel gesto della venerazione (anjalimudra). La testa è circondata da un nimbo liscio. I capelli, adorni di fili di perle, sono acconciati in una sorta di fiocco sulla sommità del capo. Sulla fronte, tra le sopracciglia, è l’urna, segno della capacità di visione interiore, resa come una sorta di pastiglia circolare leggermente rilevata. Maitreya tiene nella mano sinistra una piccola fiaschetta-gioiello di forma globulare decorata da due file di petali di loto, stringendone il collo oblungo tra due dita. La mano destra, ormai persa, era con ogni probabilità sollevata all’altezza del petto con il palmo rivolto verso lo spettatore, nel ‘gesto della rassicurazione’ o della ‘mancanza di paura’ (abhayamudra). La figura indossa una gonna drappeggiata intorno ai fianchi (dhoti) e uno scialle (uttariya), fermato intorno alla spalla e al braccio sinistro, ed è caratterizzata da numerosi gioielli fra cui un girocollo, una lunga collana, bracciali e orecchini. 

Dove si trova

Museo delle Civiltà – Sezione Arte orientale “Giuseppe Tucci”

Sapevi che…

Uno dei temi iconografici preferiti dagli artisti gandharici è quello del Bodhisattva, colui che possiede l’‘essenza dell’Illuminazione’, ma che fa voto di non spegnersi nel nirvana per venire in soccorso degli esseri senzienti nel cammino che conduce alla soppressione del dolore. Dei molti Bodhisattva nominati nei testi l’arte del Gandhara attribuisce particolare importanza alla figura di Maitreya, venerato anche come il Buddha che si manifesterà nell’evo futuro. Il suo nome personale, Ajita ‘l’invitto’, ricorda il Mithra iranico assimilato al Sol Invictus romano. L’idea della venuta di un ‘salvatore’, anche se con declinazioni differenti, era condivisa nei primi secoli dell’èra cristiana da varie popolazioni del continente eurasiatico: si pensi alla fede nel Messia ebraico, nel Saoshyant iranico e all’attesa dell’ultima discesa di Vishnu sulla terra nella forma di Kalki, secondo quanto elaborato nella dottrina brahmanica degli avatara. La venerazione per il Buddha del futuro, documentata dai numerosissimi rilievi e statue gandharici che ritraggono Maitreya, si inquadra perfettamente nell’ambito di questo atteggiamento di attesa messianica, un fenomeno religioso trasversale che pervade il mondo orientale antico. Secondo la tradizione, egli nascerà nella casta dei brahmani: per questo motivo probabilmente molte immagini gandhariche di Maitreya sono caratterizzate dall’acconciatura realizzata in una sorta di ‘fiocco’ sulla sommità del capo – la stessa che contraddistingue il dio Brahma –, dal cordone brahmanico (upavita) che attraversa il busto nudo e dalla fiaschetta (kalasha), in cui è immaginato contenere il nettare dell’immortalità (amrita), oggetto che sembra essere una derivazione del piccolo recipiente per l’acqua (kamandalu), attributo classico di Brahma e segno distintivo dei brahmani.