L’Oceania è costituita da migliaia di isole disperse nell’Oceano Pacifico e dalla grande massa continentale dell’Australia. Le terre emerse sono raggruppate in grandi aree geografiche: la Polinesia, la Micronesia, la Melanesia e l’Australia. L’Oceania è abitata da genti di origini, lingue e culture molto diverse.
Il termine Oceania indica convenzionalmente una parte della superficie terrestre coperta per la maggior parte dalle acque dell’Oceano Pacifico. Le terre emerse dell’Oceania presentano grandi differenze morfologiche e geologiche.

La Polinesia comprende le isole poste in un triangolo ideale i cui vertici sono costituiti a nord dalle isole Hawaii, a sud dalla Nuova Zelanda e ad est dall’isola di Pasqua. Le isole sono di origine corallina (per esempio le Samoa), vulcanica (Hawaii) o continentale (la Nuova Zelanda).
La Micronesia comprende una serie di piccole isole e atolli di origine corallina, scarsamente popolati, che si estendono nel Pacifico occidentale in direzione delle Filippine.
La Melanesia è composta dalla grande isola della Nuova Guinea (di dimensioni pari quasi all’Europa occidentale) e dagli arcipelaghi posti a nord-est dell’Australia.
L’Australia è una grande massa continentale che da sola comprende i tre quarti delle terre emerse dell’Oceania, con una grande varietà di climi e di ambienti.

L’Oceania è popolata da genti di diverse origini e lingue, ma ognuna delle grandi aree geografiche presenta al suo interno una relativa omogeneità culturale.
Gli abitanti della Polinesia, che in passato furono grandi navigatori, hanno una base linguistica comune, con una cultura e una struttura sociale molto simili in tutti gli arcipelaghi. In alcune isole (Hawaii e Thaiti) prima dell’arrivo degli Europei si costituirono delle formazioni proto-statali.
La Melanesia è abitata da popolazioni di differenti origini e lingue la cui sussistenza è basata su una ricca orticultura (con la produzione di igname, taro, patata dolce, etc.) integrata dalla caccia e dalla pesca.
L’Australia era abitata, fino all’arrivo degli Europei alla fine del XVIII secolo, da gruppi di cacciatori-raccoglitori nomadi (gli aborigeni australiani), con una cultura materiale semplice, una struttura sociale complessa e una ricca mitologia.

Il popolamento
Circa 50.000 anni fa gruppi umani cominciarono a spostarsi dall’Asia sud-orientale verso la Melanesia. L’Australia venne raggiunta circa 40.000 anni fa. Gli arcipelaghi della Nuova Guinea intorno ai 30.000 anni fa.
Il popolamento della Polinesia ha avuto inizio soltanto nel XIII secolo a.C. e si è conclusa nel XV secolo della nostra era. I polinesiani furono grandi navigatori, possedevano tecniche di orientamento e di navigazione di altura molto complesse che permisero loro di navigare per migliaia di chilometri nell’oceano aperto.
Il popolamento dell’Oceania è stato una delle grandi imprese della storia dell’umanità. Gruppi umani si spinsero attraverso la catena di isole che si estende ininterrotta dall’Indonesia fino all’Australia, superando tratti di mare aperto ampi fino a 100 km. Arrivarono circa 30.000 anni fa nelle isole Bismarck (a nord-est della Nuova Guinea) e furono costretti a fermarsi. Intorno al 1500 a.C., grazie allo sviluppo di imbarcazioni adottate dalla navigazione oceanica, ebbe inizio un nuovo processo di espansione. Intorno al 1300 a.C. furono popolate le isole Tonga, verso il 1000 a.C. le Samoa; la Polinesia centrale fu raggiunta nel I secolo, le Hawaii nel V secolo, l’isola di Pasqua nel IV secolo. Il processo si concluse in Nuova Zelanda tra l’800 e il 1000; le isole Chatham, ultimo insediamento polinesiano, furono raggiunte tra il XV e il XVI secolo.

La navigazione
I Polinesiani erano in grado di navigare per migliaia di chilometri nell’oceano aperto quando nel resto del mondo si praticava solo la navigazione costiera. Utilizzavano imbarcazioni leggere, robuste e veloci: le canoe a doppio scavo chiamate catamarani. Riuscivano ad orientarsi in mare aperto senza strumenti di navigazione grazie a un complesso sistema basato sulla posizione delle stelle e ad una grande conoscenza dei mari e dei venti. Queste conoscenze venivano tramandate attraverso canti, composizioni poetiche, miti. Un sistema di navigazione simile è in uso ancora adesso in Micronesia.
Il sistema di orientamento tradizionale è andato perduto al termine del processo di popolamento della Polinesia e l’interruzione dei grandi viaggi oceanici verso la fine del XIV secolo. Il sistema oggi in uso in Micronesia è probabilmente simile a quello degli antichi polinesiani. Il riferimento fondamentale è una bussola “stellare” che identifica sui 360 gradi del cerchio dell’orizzonte 32 punti corrispondenti al sorgere e al tramontare di 15 tra stelle e costellazioni. Per andare da un’isola ad un’altra si naviga in direzione di una stella corrispondente alla direzione dell’isola di destinazione; dopo qualche ora, con lo spostarsi della stella sulla volta celeste, se ne sceglie un’altra e così via in una sequenza di stelle, “un sentiero di stello”; di giorno si conduce una navigazione stimata sulla posizione del sole e la direzione del vento e delle onde. La piena conoscenza del sistema richiede un apprendistato che può durare quindici o venti anni. In anni recenti sono state compiute traversate del Pacifico per migliaia di miglia, sia con moderne imbarcazioni a vela che con ricostruzioni di antiche imbarcazioni polinesiane, utilizzando esclusivamente il sistema tradizionale di orientamento e navigazione.

La Nuova Guinea
La Nuova Guinea è una grande isola posta a nord dell’Australia. La maggior parte dell’isola è costituita da catene montuose alte e impervie, di difficile accesso (le vette più alte arrivano a 4.000 m); nelle pianure scorrono grandi fiumi, il territorio è coperto da una fittissima foresta tropicale. Nell’isola vivono molte popolazioni con lingue e culture differenti; nella sola parte orientale si parlano 914 lingue diverse.
La Nuova Guinea è stata l’ultima regione della terra ad essere esplorata. L’esplorazione da parte delle pattuglie australiane è proseguita fino alla fine degli anni ’60. Alcune popolazioni delle zone interne hanno tuttora contatti molto rari col mondo esterno. Gran parte degli abitanti vivono in un’economia di sussistenza basata principalmente sulla coltivazione di tuberi. Le tracce più antiche della presenza umana in Nuova Guinea (il sito di Kosipe, a circa 80 km di distanza dalla costa meridionale) risalgono a circa 26.000 anni fa, anche se non si può escludere un popolamento più antico. Da allora si sono susseguite numerose ondate di popolamento che hanno lasciato un segno nella grande varietà di lingue parlate nell’isola. Le popolazioni giunte in epoche più recenti vivono nelle zone sud-orientali e parlano lingue del ceppo austronesiano, diffuso in tutta l’Oceania. Attualmente la lingua ufficiale è il tok pIisin o “pidgin english“, una lingua franca derivata dall’Inglese con influssi delle lingue locali e con termini di origine tedesca e portoghese. La maggior parte della popolazione vive in un’economia di sussistenza. Ogni gruppo familiare coltiva la propria terra, consumandone direttamente i prodotti. Fondamentale è l’allevamento dei maiali che, oltre a costituire la principale fonte di proteine, sono stati, e sono ancora in molte zone, il principale mezzo di scambio e simbolo della ricchezza. La base della società è costituita da un grande gruppo familiare, il cui capo è chiamato “big-man“.