Oggetto: CaCalco della “Stele del Capo Tribù”, nei pressi della “Roccia dell’Altare”, 150 m a valle del Lago delle Meraviglie, ad una quota di 2298 m slm, Tenda.
Autore: Positivo da calco di Carlo Conti
Provenienza: Soprintendenza alle Antichità del Piemonte e Liguria (dopo mostra a Bordighera del 1939)
Collezione:  Materiali dalle campagne di Pietro Barocelli e Carlo Conti
Museo: Preistorico Etnografico ‘L. Pigorini’
Anno: intorno 1935. Incisioni riprodotte di età eneolitica (2800-2200 a.C.)

Le incisioni rupestri del Monte Bego sono indagate da Clarence Bicknell a cavallo della fine dell’800. Nel 1927 inizia una campagna sistematica di indagine e rilievo condotta dalla Soprintendenza, diretta da Pietro Barocelli, cui partecipa per i rilievi ed i calchi lo scultore valsesiano Carlo Conti. Nel 1934 Pietro Barocelli arriva al Museo Preistorico Etnografico romano e, dopo l’esposizione di Bordighera del 1939, diversi calchi realizzati per quell’evento sono allestiti nella sede del Collegio Romano, trasferiti in buona parte all’EUR nel 1975.

Composizioni di armi, soprattutto pugnali a lama triangolare, asce ed alabarde, sono caratteristiche dell’arte rupestre alpina nell’Eneolitico (in particolare tra 2800 e 2200 a.C.), continuando con nuove fogge nell’età del Bronzo. Si collocano sia su rocce sia su blocchi isolati (“stele”), con schematizzazioni antropomorfe complessive o, come nel nostro caso, con composizioni monumentali, soprattutto su massi erratici scivolati dai versanti.

Nella “stele del Capo Tribù”, simboli a testa bovina di vario tipo (“corniformi”, ritenuti collegati al tuono ed alla divinità delle tempeste) si associano a pugnali (ritenuti anche simboli del fulmine) e ad altri elementi tipici del repertorio del Monte Bego. La piccola figura a braccia alzate è forse in un atteggiamento di danza o preghiera rituale mentre le braccia del grande antropomorfo sembrano stilizzare la posizione della benedizione a braccia oblique in avanti, tipica di figure divine nella protostoria (cfr. p.es. il Calderone di Gundestrup). Rappresenta un unicum l’antropomorfo colpito da un grande pugnale alla testa (difficilmente le lame di rame eneolitiche avrebbero potuto perforare la scatola cranica), forse simboleggiante un personaggio mitico colpito dal fulmine; appare però una coincidenza curiosa che, nella versione agiografica, il leggendario San Dalmazzo, patrono di Tenda, sarebbe stato martirizzato con un colpo di spada che gli avrebbe perforato la testa.

Dal 1979 l’area del Monte Bego è compresa nel grande Parco Nazionale del Mercantour. Esposta ripetutamente a numerosi piccoli atti di vandalismo, la stele è stata rimossa dalle autorità francesi il 15 ottobre 1988 con un elicottero ed è ora esposta al Museo di Tenda. Nella posizione originaria, nel Parco è collocato un fac-simile colorato a grandezza naturale ad alta definizione in resina.

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